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Golia, una balena a Torino

La settima lezione riprende il “principio di parità” analizzandone numerose varianti; la tecnica si applica alle rune, agli oggetti più comuni e perfino alle lettere dell’alfabeto. L’incontro è dedicato a Golia, una balena molto applaudita nel corso del Novecento - specie quando venne sostituita da una copia fedele all’originale; spesso, infatti, al vero preferiamo il falso.

Si chiamava Golia, pesava 68 tonnellate e il 6 giugno 1954 era stata uccisa al largo di Trondheim, sulle coste della Norvegia. Condotta sulla riva, i cacciatori l’avevano completamente svuotata: da una balena di 22 metri si ricavano enormi quantità di olio, carne e grasso. Per conservarne la carcassa, l’avevano riempita con 7000 litri di formalina: l’idea era di esporla al pubblico e farne visitare l’interno. L’acquirente non tardò a venire: si chiamava Giuseppe Erba (1916-1995) e arrivava da Torino. Il primo problema si presentò sulla frontiera italiana: importare un animale morto era illegale. Per farla sembrare viva, Erba introdusse nel ventre della balena un motore. Facendole muovere la coda e approfittando dell’oscurità, l’impresario riuscì ad attraversare il confine a notte fonda. L’enorme cetaceo fu quindi collocato nel Giardino della Cittadella, in pieno centro a Torino. Della visita, il critico teatrale Alfonso Cipolla ricorda “un odore strano, tra il disinfettante da ospedale e la pasta d’acciughe”. Il problema era serio:

Golia puzza. […] Sarà il suo naturale odore di cetaceo (un po’ stantio, eh sì), sarà un’incipiente putrefazione, sarà la formalina; ne risulta un miscuglio che nessun profumiere accetterebbe nel suo campionario. (1) 

La sfortunata esposizione durò solo sei giorni e si chiuse in tutta fretta domenica 25 luglio 1954. Rivenduto all’estero, l’animale iniziò un tour che gli avrebbe fatto toccare tutta l’Europa. Alla fine degli anni Sessanta la balena si spinse fino a Israele. Nel 1969 Golia tornò in Italia, ma fu vittima di un irreparabile incidente. Ad acquistarla ad Haifa era stato il pinerolese Gustavo Cottino (1923-2010), noto impresario di luna park. Durante il viaggio per mare, una tempesta aveva danneggiato l’animale e i resti furono scaricati in segreto nei capannoni della fiera di Bari. Di nascosto da occhi indiscreti, Cottino fece ricostruire l’animale con della cartapesta e iniziò un tour che toccò nell’ordine Roma, Firenze, Bologna e Torino. Dell’animale originale non c’era quasi più nulla (solo i fanoni) ma ­ realizzando una replica ­ il suo proprietario aveva anche risolto il problema dell’odore. Nella sua seconda vita la balena si fermò a Torino per un mese: l’esposizione fu un tale successo da essere replicata due anni dopo presso il parco del Valentino. Nel 1954 i torinesi avevano mal sopportato la puzza della balena autentica, mentre si erano lasciati conquistare dal falso in cartapesta; ignaro dell’inganno, il quotidiano torinese l’aveva definito un “magnifico esemplare” (La Stampa, 29.4.1970). Quella di Golia è una parabola istruttiva: imitando il paranormale, il mentalista deve mettere in scena un falso che deve essere migliore del vero ­ sia che i fenomeni paranormali esistano davvero, sia che siano solo frutto della fantasia; e possiamo solo immaginare le risate sotto i baffi di Gustavo Rol, che abitava nei pressi della piazza dove la balena fu esposta...


Note

1. La Stampa, 22.7.1954.

Mesmer è curato da Mariano Tomatis, già autore di La magia della mente (2008), Te lo leggo nella mente (2013, prefazione di Max Maven) e L’arte di stupire (2014, prefazione di Derren Brown).

Insieme a Wu Ming ha curato il Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario, sperimentazione teatrale tra mentalismo e letteratura.

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Per contatti: mariano.tomatis@gmail.com

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