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HomepageCorso di mentalismo 2017/18 › 5° Laboratorio Mesmer

Il codice Dell'Oro

Venerdì 6 aprile 2018 il Circolo Amici della Magia di Torino e il progetto Mesmer hanno organizzato Il codice Dell’Oro, presentazione-spettacolo dell’omonimo libro di Mariano Tomatis, Davide Gastaldo e Filo Sottile.

Edito da Tabor, il volume è uscito rilegato dorso-a-dorso con Roc Maol e Mompantero (1893) di Matilde Dell’Oro Hermil, uno dei più bizzarri, affascinanti e oscuri saggi mai scritti sulla Valsusa e i suoi misteri.

Traccia audio (1 ora e 23 minuti) della presentazione

Insieme ai tre autori, l’incantastorie Stefano Cavanna e l’illusionista Lorenzo Lucenti hanno offerto al pubblico una serie di esperienze magiche ispirate alle suggestive pagine della nobildonna segusina, conducendo i presenti lungo un ideale percorso sulle tracce del tesoro del Rocciamelone e della perduta città di Rama.

Da sinistra: Lorenzo Lucenti, Stefano Cavanna, Davide Gastaldo, Mariano Tomatis e Filo Sottile. Fotografia di Franco Giove.

Protagonista della serata è stata la sgangherata antologia di Hermil, un libro che mescola – senza alcun rigore metodologico – evidenze archeologiche e voci leggendarie, etimologie discutibili ed elementi della tradizione esoterica, cronache medievali e allusioni astrologiche, magnetismo e alchimia. L’autrice chiama all’appello imperatori e contadini, empirici e maghi, professori e ciarlatani, dai frati dell’Abbazia di Novalesa a Dante Alighieri, dalle streghe del Pampalù a Victor Hugo; traccia percorsi che tengono insieme fantasmi e folletti, UFO ante litteram e apparizioni sinistre.

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Coacervo di stimoli tanto variegati ed eterogenei, il libro sfugge a qualsiasi classificazione: un volume di storia locale, certo, ma anche una ricca fonte di ispirazioni per prestigiatori e mentalisti. Sfogliandolo, torna alla mente Umberto Eco, che durante le sue Lezioni americane raccontò:

Quando mi chiedono quale libro porterei con me sull’isola deserta, rispondo: «L’elenco telefonico; con tutti quei personaggi potrei inventare storie infinite.»

Roc Maol e Mompantero è una straordinaria collezione di personaggi, luoghi ed eventi legati al paranormale piemontese: per quanto incredibile, nessuna delle storie di Hermil è (solo) frutto di fantasia; proprio come sull’elenco telefonico, ognuno dei suoi protagonisti ha un preciso riscontro nel mondo reale - sul territorio, in qualche libro o nei ricordi dei valsusini. I vari tasselli offrono stimoli preziosi per chi non cerca suggestioni nel regno della fantasia ma nel più concreto ambito del realismo magico.

Il libro di Matilde Hermil ricorda una performance di mentalismo per la sua capacità di collocare il lettore in uno stato di sospensione tra incredulità e sconcerto: quanto c’è di vero nelle sue storie? In quale misura l’autrice credeva alle proprie parole? Quando i racconti sono troppo inverosimili, allude forse ad altro? In che modo influisce sulla realtà il semplice gesto di raccontarla in termini magici? Quali elementi del Rocciamelone l’hanno trasformato in una montagna sacra, un’arca di segreti, uno scrigno di leggende, un crogiuolo di terrori, un magnete di fenomeni paranormali?

Come i precedenti laboratori Mesmer, l’incontro ha offerto l’occasione per gettare uno sguardo dietro le quinte del mondo della magia, esplorarne ripercussioni inaspettate e sperimentare contaminazioni inedite tra letteratura, teatro e ricerca storica. Ecco tre esempi di "tematiche magiche" sollevate nel corso della serata.

Distorsioni temporali

Nel 1902 Matilde Dell’Oro Hermil pubblica un racconto per bambini intitolato “Sul Rocciamelone”. La vicenda è ambientata in un giorno d’agosto di un anno imprecisato. Insieme alla maestra di Mompantero, la protagonista sta percorrendo un sentiero dietro il villaggio “per vedere i soldati alpini che portavano sulle spalle la grande statua della Madonna. La portavano un pezzo per volta con grosse funi e grosse barelle su su fino alla cima d’un monte grande e bello, che si chiama Rocciamelone”. Il dettaglio degli alpini ci fa dedurre che si tratta dell’agosto 1899. Le due si fanno accompagnare sulla punta dalla piccola Zita, che ­ in un passaggio particolarmente difficile ­ rassicura la comitiva: una volta il sentiero era pericoloso, ma ora c’è una protezione celeste; “c’è la Madonna in punta che slarga le braccia e para”. La bambina può ben testimoniarlo: è già stata in vetta quattro volte. Ma come può parlare di una “Madonna in punta”, quando in quei giorni la statua è ancora divisa in otto parti e portata in quota, un pezzo alla volta, dal Quarto Reggimento Alpini? A quale strano universo fa riferimento l’autrice, mettendo in scena ­ nella stessa giornata ­ due scene che non possono accadere simultaneamente?

Chiaroveggenza sul Rocciamelone

Nel 1898 il giornale fondato da Allan Kardec Le progrès spirite (N. 21, 5.11.1898, p. 168) si occupa di:

un interessante caso di chiaroveggenza: il 12 agosto [1898] il giovane Livio Cibrario, membro di una delle più antiche famiglie torinesi, tentando di raggiungere la vetta del Rocciamelone, nelle Alpi Marittime, si perse e l’indomani mattina il suo corpo fu ritrovato orribilmente mutilato e contuso, al fondo di un profondo crepaccio. Il conte Cibrario, padre del giovane deceduto, che si trovava a Torino e non era a conoscenza dell’escursione del figlio sul Rocciamelone, svegliò il resto della famiglia, durante la notte dell’incidente, annunciando tra le lacrime che Livio era morto. L’aveva visto distintamente, con il sangue che sgorgava dalla testa fracassata, e aveva sentito pronunciare queste parole da una voce terribilmente angosciata: «Padre! Sono scivolato in un precipizio, ho la testa rotta e sono morto, senza alcuna speranza». Gli altri membri della famiglia cercarono invano di persuadere lo sfortunato conte che l’orribile visione era stata solo un incubo, ma il padre – terrorizzato – restò in uno stato ansia prossimo alla follia fino al mattino successivo, quando ricevette la conferma del terribile incidente. Questo caso di telepatia, o qualunque nome si voglia dare a un fenomeno del genere, è da considerarsi tanto più sorprendente per il fatto che il conte Cibrario è una persona molto calma e posata, che non ha mai sofferto di disordini a livello nervoso e che non ha alcuna conoscenza di questioni spiritiche.

Esperienze oniriche sul Rocciamelone

L’incontro in sogno tra il conte Cibrario e suo figlio Livio non è la prima esperienza onirica insolita di cui sia rimasta traccia in zona. Roc Maol e Mompantero racconta la storia di un uomo che vide in sogno un filone d’oro purissimo “sulla via di Roccia-bucc (becco) presso e sotto la fontana Taverna” (p. 18). Raggiunto il luogo, vi trovò un orciuolo di fondita e gli attrezzi necessari per l’estrazione del metallo prezioso. In sogno aveva visto il luogo com’era nel passato? O dobbiamo trarne l’indicazione che in loco c’è ancora dell’oro da estrarre?

Fotografie dell’evento

Angelo Cauda introduce la serata con Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Davide Gastaldo. Fotografia di Franco Giove.

Davide Gastaldo. Fotografia di Franco Giove.

Davide Gastaldo. Fotografia di Franco Giove.

Davide Gastaldo e Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Stefano Cavanna. Fotografia di Franco Giove.

Filo Sottile. Fotografia di Franco Giove.

Filo Sottile. Fotografia di Franco Giove.

Filo Sottile. Fotografia di Franco Giove.

Filo Sottile. Fotografia di Franco Giove.

Lorenzo Lucenti. Fotografia di Franco Giove.

Lorenzo Lucenti. Fotografia di Franco Giove.

Lorenzo Lucenti. Fotografia di Franco Giove.

Lorenzo Lucenti. Fotografia di Franco Giove.

Lorenzo Lucenti. Fotografia di Franco Giove.

Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Davide Gastaldo e Mariano Tomatis. Fotografia di Franco Giove.

Da sinistra: Lorenzo Lucenti, Stefano Cavanna, Davide Gastaldo, Mariano Tomatis e Filo Sottile. Fotografia di Franco Giove.

La circolare informativa

Nel corso della serata è stato presentato il numero 12 di Lezioni di mentalismo, dodici pagine di materiale inedito sul Rocciamelone e la sua magia. Hanno contribuito alla sua realizzazione - oltre a Mariano Tomatis - Filo Sottile, Davide Gastaldo e Livio Cepollina.

Gli esercizi

Le tematiche aperte da Matilde Dell’Oro Hermil e sollevate nel corso del laboratorio suggeriscono numerose piste di approfondimento. Prosegui l’indagine, scegliendo una delle questioni ancora aperte:

• A oggi Roc Maol e Mompantero è la più antica fonte documentaria sulla perduta città di Rama. Esistono testi precedenti che ne parlano? È possibile che l’ipotesi di Hermil derivi dal nome Rama su qualche antica mappa, usato per indicare la località francese di La Roche-de-Rame, in Alta Savoia?

• Esiste una fotografia di Matilde Dell’Oro Hermil? Finora ogni ricerca in tal senso è stata vana. Restano da consultare i numeri del periodico del Club Alpino Italiano pubblicati tra fine Ottocento e inizio Novecento; la nobildonna era un’associata e partecipava regolarmente ai raduni del CAI.

• Esiste ancora qualche discendente della famiglia Dell’Oro Hermil? La scrittrice potrebbe aver lasciato diari con testi inediti, appunti utili per approfondire l’universo di riferimenti che hanno contribuito alla stesura dei suoi testi.

• Dove si trova la roccia del Diavolo? Hermil descrive una vera e propria scultura. Della struttura, segnalata in un’area di Mompantero difficilmente accessibile, non esistono foto e nel corso di un secolo le sue fattezze potrebbero essersi deteriorate.

Mesmer è curato da Mariano Tomatis, già autore di La magia della mente (2008), Te lo leggo nella mente (2013, prefazione di Max Maven) e L’arte di stupire (2014, prefazione di Derren Brown).

Insieme a Wu Ming ha curato il Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario, sperimentazione teatrale tra mentalismo e letteratura.

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Per contatti: mariano.tomatis@gmail.com

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