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Mentalismo ombelicale di Vincent Walder

La quattordicesima lezione si è concentrata sull’esibizione mentalistica proposta da Silvia Lollino durante l’ultima puntata del talent show Voglio essere un mago andata in onda lunedì 25 ottobre 2021. Nell’occasione Paolo Bazzichi ha approfondito il tema del tic-tac-toe nell’illusionismo.

Camilla Läckberg (1974) è tra le scrittrici svedesi più vendute al mondo; in Italia è appena uscito Il codice dell’illusionista (2021), scritto con il mentalista Henrik Fexeus (1971). Al centro della vicenda c’è un serial killer che uccide le proprie vittime coinvolgendole in giochi di prestigio interrotti: il romanzo si apre con una giovane cameriera chiusa in una cassa e trafitta da una serie di spade; a differenza di quello che avviene sul palcoscenico, la donna muore a causa delle ferite. L’indagine sul caso è affidata a Mina Dabiri, che per entrare nella mente dell’assassino chiede aiuto al noto mentalista Vincent Walder: con il suo passato da illusionista, l’uomo la aiuterà a dipanare il mistero e fermare lo spietato serial killer.

La violenza messa in scena è inaudita e adatta solo a chi ha uno stomaco forte. D’altro canto, è facile empatizzare con i due protagonisti: Mina è ossessionata dalla pulizia e ha le mani screpolate dall’uso di gel antibatterico; Vincent vede codici numerici e individua schemi coerenti dappertutto, chiedendosi se siano frutto del caso o contengano messaggi rivolti a lui. Il contributo dato da Henrik Fexeus alla scrittura è notevole: il tema dell’illusionismo è trattato con grande competenza e il ruolo ambiguo del mentalista è ritratto con precisione. Di fronte ai dubbi dei colleghi di Mina, Vincent Walder ammette che le sue capacità funzionano solo sul palcoscenico e può contribuire alle indagini solo in virtù della sua conoscenza della prestigiazione; al contempo, ci tiene a sottolineare che ha lasciato l’illusionismo per il mentalismo – a suggerire che tali discipline siano due cose distinte. In particolare, il mentalista è egocentrico come molti professionisti della materia:

In uno dei programmi aveva messo in atto un esperimento a telecamere nascoste. Dopo aver scelto un uomo a caso, aveva cominciato a riempire la sua vita quotidiana di suggestioni impercettibili e comandi ipnotici, senza che il malcapitato si accorgesse di nulla. Alla fine, una notte l’uomo aveva tracciato con la vernice spray la scritta VINCENT WALDER a caratteri cubitali sui muri di una zona industriale. Cento volte. […] A quanto pareva, la trovata dei muri era un omaggio a un film dei Monty Python, e alla domanda sul contenuto della scritta aveva risposto che era il messaggio meno offensivo che gli era venuto in mente. «Inoltre» aveva detto, «un artista firma sempre le sue opere»”. (1) 

Il riferimento è al film Brian di Nazareth (1979), il cui protagonista scrive cento volte sui muri di Gerusalemme lo slogan anticoloniale ROMANI ITE DOMUM (“Romani tornate a casa”).

L’impegno di Vincent Walder a essere il meno offensivo possibile fa tenerezza – ma è il misero orizzonte di chi non sa guardare al di là del proprio ombelico; a chi non ne può più di quel brodino caldo, il mentalismo può (e deve) offrire contenuti più coraggiosi e graffianti.


Note

1. Camilla Läckberg e Henrik Fexeus, Il codice dell’illusionista, Marsilio, Venezia 2021, pp. 23-4.

Mesmer è curato da Mariano Tomatis, già autore di La magia della mente (2008), Te lo leggo nella mente (2013, prefazione di Max Maven) e L’arte di stupire (2014, prefazione di Derren Brown).

Insieme a Wu Ming ha curato il Laboratorio di Magnetismo Rivoluzionario, sperimentazione teatrale tra mentalismo e letteratura.

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Per contatti: mariano.tomatis@gmail.com

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